ESCLUSIVA. GERARD HODGINS, “SONO GLI EX LEADERS DELLA LOTTA REPUBBLICANA AD ACCUSARE I REPUBBLICANI STESSI”

2 Parte – IL ‘TRADIMENTO’ DI GERRY ADAMS E DELLO SINN FEIN

(Traduzione a cura di Elena Chiorino)

F.B. I tuoi ex compagni ora seguono molteplici tendenze politiche, anche quelli cresciuti nello stesso ambiente e in circostanze comuni. Qual è il tuo rapporto con i tuoi ex compagni d’armi? In particolare, puoi esprimere i tuoi attuali sentimenti nei confronti degli altri Repubblicani sopravvissuti allo sciopero della fame?

G.H. Sono stato molto critico nei confronti della leadership ed estremamente franco riguardo a quanto a fondo gli inglesi vi siano penetrati, perciò naturalmente ciò che dico non piace, e ordinano alla loro base di non ascoltarmi. Come molti altri Repubblicani che hanno combattuto per così tanti anni, la leadership dello Sinn Féin, durante incontri ufficiosi con i media e con i suoi sostenitori, mi accuserà di essere un “guerrafondaio”, un “dissidente” e uno “spacciatore”. Sono abituali luoghi comuni della macchina della propaganda dello Sinn Féin nei confronti di chiunque osi criticare il loro progetto – e invece di affrontare i problemi per cui la popolazione soffre, mettono in dubbio la credibilità e la sanità mentale di chi critica: chiunque mostri perplessità su Gerry Adams deve essere per forza un anti-pacifista, un alcolizzato, un tossicodipendente o un dissidente. Ricorda la battaglia per l’identità combattuta negli H-Blocks così tanti anni fa, se non che, per una perversa beffa della storia, oggi non è il governo britannico ad affibbiarmi una tale reputazione, ma sono gli ex leader della lotta repubblicana ad accusare gli stessi Repubblicani.
È triste che una lotta per la quale così tanti si sono sacrificati finisca come una parodia della Fattoria degli Animali. Ogni sopravvissuto all’hunger strike ha i suoi demoni e i suoi ricordi di quel periodo, e ognuno può parlare solo per se stesso. Da parte mia, non provo rabbia verso quei miei ex compagni che credono ancora nella leadership dei Provisionals, ma disprezzo quella leadership per le sue bugie, i suoi inganni e il suo tradimento.
Mentre Adams si è assicurato un posto nella storia come l’uomo che ha portato l’IRA a dichiarare il cessate il fuoco, io sono convinto che lui e i suoi saranno visti in una luce diversa quando, a tempo debito, i dettagli della Dirty War verranno allo scoperto e saranno reperibili dagli storici e dai ricercatori.
Coloro che hanno combattuto per la libertà, indipendentemente dal ruolo che ricoprono sulla scena politica odierna, hanno tutti pagato il prezzo di un enorme sacrificio nel corso della nostra lotta, e tutti meritano rispetto per il loro contributo.

F.B. Secondo Adams lo sciopero della fame del 1981 ha portato il movimento repubblicano all’emancipazione politica. Il coinvolgimento della società nella politica dello Sinn Féin è sicuramente cresciuto, grazie al sacrificio dei Dieci. Ritieni che sia questo il principale risultato ottenuto dall’hunger strike?

G.H. Gli scioperi della fame rappresentarono un punto di svolta nel conflitto, perché aprirono la strada alla concezione di lotta politica come alternativa della lotta armata. Eravamo stati liquidati dagli inglesi come terroristi che non vantavano più dell’1% di supporto, ma gli interventi elettorali degli hunger strikers dimostrarono tutt’altro.
In quel momento della storia dell’IRA era ancora proibito all’interno del movimento repubblicano proporre o discutere di sedere in un parlamento partizionista, che fosse quello di Dublino o quello di Belfast: rispettavamo un ferreo dogma teologico che rifiutava di riconoscere le realtà di fatto dell’Irlanda post-divisione, focalizzando invece la nostra attenzione sulle condizioni e decisioni in ambito legale dell’Irlanda dei primi anni del ventesimo secolo.
Il successo elettorale di Bobby Sands cambiò completamente l’atmosfera: iniziammo a poter discutere più liberamente dello sviluppo di un partito politico efficiente, e tentare un approccio rivoluzionario con l’Armalite in una mano e le urne nell’altra. Fino a quel momento, lo Sinn Féin era rimasto un debole cugino di secondo grado dell’IRA – più un gruppo di supporto per l’esercito che un vero e proprio partito politico.
L’hunger strike mi ha impartito una grande lezione: avevamo il sostegno e le preghiere della popolazione irlandese e a tutti gli effetti mondiale, e potevamo concentrare tutto quel supporto nelle marce e nelle proteste, ma era il massimo che potessimo ottenere. Non potevamo realmente sfruttare quei numeri perché non avevamo alcun partito politico al nostro fianco, eravamo fuori da qualunque processo politico, e in uno scenario tale era più facile ignorarci, perché non avevamo alcun mandato democratico. Da dopo l’hunger strike, iniziai a credere con fervore nella necessità di un partito politico in grado di convogliare efficacemente e coerentemente le risorse, le energie e il supporto contro il dominio britannico in Irlanda. Ci credo ancora, e spero che prima o poi ne arriverà uno!

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