1974, L’ESERCITO BRITANNICO UCCISE UN 27ENNE: LE SCUSE DEL GOVERNO

John Pat Cunningham aveva 27 anni, ma un’età mentale tra i 6 e i 10 a causa di una grave infermità. Innocente ed indifeso, morì ucciso da due soldati dell’Esercito britannico in un campo vicino a casa, nella Contea di Armagh. La famiglia: “Non meritava di morire”
La sua morte “una tragedia”: sono le parole del Ministero della Difesa a seguito di un rapporto dell’HET secondo cui il ragazzo “non rappresentava alcuna minaccia per nessuno”, e stava semplicemente “scappando dai soldati, perché terrorizzato dalle loro uniformi”.
I soldati responsabili della sua morte si sono, secondo l’HET, “rifiutati” di fornire il proprio resoconto dell’accaduto: così, non c’è mai stata la possibilità di costruire alcun caso, complici anche le “indagini incomplete” dell’epoca.
“Spero che le scoperte dell’Historical Enquiries Team e le nostre sincere scuse, a nome del governo, possano contribuire ad appianare la situazione riguardo a questi tragici eventi”, si legge nella lettera inviata alla famiglia da Andrew Robathan, Ministro delle Forze Armate.
Ma Charlie Agnew, zio della vittima, non si dà pace: “I due soldati che spararono a John Pat dovettero saltare un cancello di una fattoria, fermarsi e mirare ad un uomo che stava scappando da loro. E John Pat fu colpito alla schiena. Era completamente innocente, non meritava di morire.
“Non è concepibile in nessuna democrazia del mondo che dei soldati possano sparare ad un uomo indifeso uccidendolo senza venire poi chiamati a rispondere delle proprie azioni”.
Le scuse vanno bene se accompagnate dall’incriminazione dei presunti colpevoli. Altrimenti sono solo le ennesime parole false e vuote dei governi britannici, e Mr Robatan se le poteva risparmiare.
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