COLIN DUFFY: “SARÒ SEMPRE UN ATTIVISTA REPUBBLICANO”

Intervistato da Suzanne Breen in esclusiva per il Sunday World prima della conferenza stampa di ieri, Colin Duffy parla apertamente: “Non ho avuto alcun ruolo nell’attentato di Massereene, non ero lì quella sera. È molto triste che ancora oggi i soldati britannici vengano uccisi per le strade del Nord, ma non dovrebbero essere in questo paese”.

Nelle sue prime ore di libertà dopo il processo e l’agognato verdetto, Colin Duffy si dice consapevole che questo non basterà a convincere tutti coloro che ancora sostengono la sua colpevolezza: “Non c’è nulla che io possa fare perché cambino idea se non continuare a ripetere di essere innocente, e ricordare loro che non c’erano prove contro di me”, ha dichiarato, aggiungendo poi di comprendere e compatire il dolore delle famiglie dei soldati uccisi: “Ero in tribunale. Ho visto con i miei occhi i familiari e capisco quanto abbiano sofferto. Dovrei essere una persona davvero fredda e disumana per non essere toccato dalla loro perdita”.
“Erano due giovani soldati della working-class inglese, probabilmente non avevano alcuna conoscenza del Nord e non avevano idea che le loro vite qui fossero a rischio. Ma erano dell’Esercito Britannico, quindi carne da macello. Ho perso degli amici durante la guerra. Uno di loro, Sam Marshall, è stato ucciso di fronte a me, quindi so perfettamente cosa voglia dire perdere qualcuno”. Ma quando gli viene chiesto di condannare esplicitamente l’attentato, risponde: “No, questo non lo farò. Sono un Repubblicano, non mi pento di esserlo e non me ne faccio scrupoli. Non ero coinvolto nei fatti di Massereene e tocca a chi lo era giustificarli, ma io non li condanno”. Allo stesso modo, nessuna condanna alle campagne di violenza che i “dissidenti repubblicani” continuano a portare avanti: “Non significa che sono coinvolto, ma capisco le ragioni delle loro azioni. Finché l’Inghilterra controllerà il Nord, ci sarà sempre chi lotterà contro il dominio britannico”.
Le accuse per Massereene? “Mi hanno incastrato”, risponde. “Avevano bisogno di un capro espiatorio e, da Repubblicano di alto profilo, facevo al caso loro”. Inoltre, sostiene che le autorità lo abbiano preso come obiettivo perché “critica la polizia senza peli sulla lingua” e perché è un “testimone scomodo” dell’omicidio del Repubblicano Sam Marshall, nel 1990, attentato lealista in cui le forze di sicurezza erano colluse.
“Secondo le analisi delle riprese delle telecamere di sorveglianza, i killer erano alti 6,6 e 6,3 piedi. Io sono 5,11. Due testimoni non mi hanno indicato quando sono stati loro mostrate le foto, e un soldato sopravvissuto ha dichiarato che l’uomo che ha sparato era alto almeno 6 piedi e aveva 20 o 30 anni, mentre io ho passato i 40”.
“A quel punto, lo stato non ha fatto altro che ritirare l’accusa e affermare invece che dovevo aver avuto qualche altro ruolo, ma non hanno mai specificato quale: non potevano, perché io non ero coinvolto in quell’attentato. Sono stato dichiarato innocente perché l’intero processo non aveva senso fin dall’inizio”.
Nell’auto usata dai killer per la fuga c’erano tracce di DNA appartenente a Duffy, ma questo non è bastato a condannarlo: “È stato inserito lì in seguito”, insiste lui. “E la quantità era talmente esigua che durante il processo per la bomba ad Omagh quella stessa quantità era stata dichiarata totalmente inaffidabile”.
È la terza volta che Duffy “scampa” ad un’accusa di omicidio, ma nega che questo lo renda “l’uomo più fortunato del Nord”: “Ho trascorso otto anni della mia vita in prigione – che è l’equivalente di una sentenza di sedici anni con riduzione della pena – ma non sono mai stato dichiarato colpevole di nulla. Come potrebbe questa essere una fortuna?”
“Ho appena passato gli ultimo tre anni a Maghaberry, un inferno dove i prigionieri subiscono stip searches forzate e vengono picchiati, e una dirty protest è in corso. Non credo che nessuno potrebbe chiamarla fortuna”.
Per la polizia, i servizi di intelligence e alcuni politici l’accusa di Duffy è chiara: “Mi hanno demonizzato, mi considerano un criminale incallito. So che c’è una certa idea di me fissa nella mente di alcuni. È sbagliata e tenterò di cambiarla, ma se non ci riuscirò vivrò lo stesso“.
In passato strenuo sostenitore dello Sinn Féin, Duffy si è nettamente staccato dalla strada intrapresa dal partito negli ultimi anni, e ha definito il silenzio dei politici “evidente” come la campagna per liberarlo portato avanti da chi invece gli è stato al fianco.
Il futuro? “Trascorrerò i prossimi mesi a ricostruire la mia vita familiare: ho sei bambini e il più giovane ha otto anni, mi terranno impegnato. Ma rimarrò attivo politicamente”.
“Sono, sono stato e sarò sempre un attivista politico Repubblicano, e non intendo cambiare”.

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