LEALISTI PRONTI ALLA RAPPRESAGLIA. NASCE IL GRUGG NEL MID ULSTER

Nonostante l’appello del deputato PUP Ken Wilkinson, un gruppo dissidente lealista con base a Portadown che si dà il nome di GRUGG (dal soprannome di John Gregg, brigadiere UDA ucciso durante una faida lealista nel 2003) ha contattato il Belfast Newsletter: “Qui non si sta facendo nulla contro i dissidenti repubblicani”

Il messaggio non è arrivato molto tempo prima che David Black fosse ucciso: un gruppo dissidente lealista che dichiara di essere composto da più di 120 membri da UVF, UFF e LVF e addestrato da un ex comandante dell’UVF sembra pronto alla rappresaglia.

“Ci siamo addestrati con armi da fuoco nei pressi di Bangor”, ha riferito la fonte. “Qui i dissidenti repubblicani stanno ammazzando soldati e poliziotti uscendone puliti, e le Orange Halls vengono attaccate”.

Ha poi concluso avvertendo che avrebbe presto inviato materiale ai giornali, senza però più mettersi in contatto in seguito.

È un terreno scivoloso quello su cui cerca di camminare Ken Wilkinson, che ha invitato i lealisti a “mantenere la calma”.

“So che ci sono persone frustrate e arrabbiate all’interno della comunità lealista”, ha dichiarato, “ma vorrei assicurare che atti del genere non hanno la potenzialità di far crollare le istituzioni politiche dell’Irlanda del Nord.

“In passato siamo stati vittime di attacchi su attacchi, ma questo non ha cambiato le istituzioni di questo Stato”, ha aggiunto, in un tentativo di rassicurazione. “Questo è un attacco non solo alla comunità Unionista ma all’intera popolazione dell’Irlanda del Nord; ma lasciate che siano le forze di sicurezza ad occuparsene”.

Ha negato, poi, che la causa alla radice dell’attentato a David Black sia la crisi carceraria: “Il polverone alzato dai Repubblicani sui maltrattamenti e le strip searches è un’invenzione, perché i Repubblicani e i Lealisti vengono trattati allo stesso modo. David Black era un essere umano e nel suo lavoro trattava gli altri come esseri umani. Si era guadagnato il rispetto di molti dei prigionieri con cui ho parlato”.

Prima di lui, anche la famiglia Black ha subito lanciato un appello perché non ci siano ritorsioni.

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