MASSACRO DI LOUGHINISLAND: FALLIMENTO DELLA POLIZIA, MA NON CI FU COLLUSIONE

Sebbene le famiglie delle vittime continuino ad esserne fermamente convinte, l’Ombudsman Al Hutchinson afferma che dall’inchiesta non sono emerse prove sufficienti a stabilire che ci fu collusione fra l’UVF e il Royal Ulster Constabulary (RUC)

di Elena Chiorino

L’attentato al pub di Loughinisland (Co. Down) “The Heights Bar”, firmato Ulster Volunteer Force (UVF), uccise sei persone, che stavano guardando la partita della Repubblica d’Irlanda contro l’Italia del Campionato Mondiale 1994.
Persero la vita Barney Green, 87 anni, una delle vittime più anziane dei Troubles; Adrian Rogan, 34 anni; Daniel McCreanor, 59 anni; Eamon Byrne, 39 anni; il cognato Patrick O’Hare, 35 anni; Malcolm Jenkinson, 53 anni.
L’indagine del Police Ombudsman iniziò dopo che i parenti delle vittime criticarono la prima inchiesta, portata avanti dal RUC – l’allora corpo di polizia nordirlandese nel 2006, accusando almeno un agente delle forze di sicurezza di essere legato al gruppo che uccise i loro cari.
“L’inchiesta della polizia mancava di un effettivo comando e di diligenza”, afferma Hutchinson: “andarono perdute registrazioni, l’auto usata dai terroristi non avrebbe dovuto essere distrutta come invece avvenne dieci mesi dopo l’accaduto, e i detective non riconobbero il collegamento fra quell’attentato ed altri. Ma non ci sono prove sufficienti a sostenere la visione secondo cui questi errori furono frutto di una deliberata azione della polizia finalizzata a proteggere gli informatori dalla legge.”
La definizione di collusione a cui il rapporto del Police Ombudsman fa riferimento è tuttavia più ristretta di quella utilizzata precedentemente nelle inchieste di John Stephens, del giudice Peter Cory e della Baronessa O’Loan, e proprio questo è stato il motivo delle durissime critiche rivolte dal Committee for the Administration of Justice (CAJ) all’ufficio di Hutchinson la settimana scorsa: il CAJ sostiene che l’abitudine dell’Ombudsman di variare caso per caso la definizione di collusione lasci la questione imparzialmente aperta, mentre l’anno scorso egli aveva sottolineato la necessità che la società decidesse in che cosa effettivamente consista la collusione.
Nel rapporto odierno, si dichiara che per formalizzare un’accusa di collusione debba esserci sufficiente evidenza di un’azione deliberata e cosciente o di un’omissione, con le quali la polizia intenda favorire chi commette un crimine oppure aiutare un criminale ad evitare l’arresto. Le scoperte elencate nel rapporto sono: la distruzione dell’auto dei terroristi, la quale però non risulta essere rimasta in luoghi di proprietà di alcun agente di polizia, non sottintendendo quindi evidenti propositi corrotti; l’accuratezza dell’iniziale azione della polizia nel gestire la scena del crimine, nel rintracciare il veicolo e nell’esaminare i risultati della perizia medico-legale, a discapito di altri errori che però non compromisero le seguenti investigazioni; la scarsa precisione, al contrario, nella gestione dei sistemi informatici, che fallirono nel collegare a quello di Loughinisland altri attentati, portando la polizia ad ignorare possibili strade nell’indagine; altri errori individuali, inclusa la perdita di registrazioni e documenti.
Tuttavia, per il Police Ombudsman, nessuna delle scoperte è prova indubbia di collusione, ma piuttosto di una “mancanza di applicazione continuativa, coesa e mirata”, che ha “deluso le famiglie”.
I consigli contenuti nel rapporto vertono dunque sulla necessità di comunicazione efficiente fra la polizia e i parenti delle vittime, che è venuta a mancare negli anni; di una revisione complete dell’indagine sugli omicidi; dell’assicurazione da parte del capo delle polizia, Matt Baggott, che vi furono a disposizione risorse sufficienti a coprire totalmente qualunque opportunità investigativa. La polizia afferma di accettarli interamente, dichiarandosi ancora determinata ad arrestare i responsabili della strage.
Per contro, Margaret Ritchie, MP del SDLP per l’area di South Down, riafferma la sua convinzione che si trattò di collusione, invitando Hutchinson alle dimissioni: “Al Hutchinson dipinge un corpo di polizia incompetente, quando in realtà il RUC e gli Special Branch erano marci fino alle radici.”
Le fa eco Caitriona Ruane, MLA del Sinn Féin: “Se mai c’è stato un caso che dimostra appieno l’esistenza della collusione, quello è il massacro a Loughinisland. C’è una sola conclusione possibile, anche dopo le informazioni pubblicate dall’Ombudsman, e il mancato riconoscimento da parte sua di una tale evidenza è un problema che è suo dovere spiegare.”


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