BLOODY SUNDAY, KATE NASH: “L’INCHIESTA ORMAI È FINITA”

A seguito dell’annuncio che i fondi per l’inchiesta sulla Bloody Sunday subiranno pesanti tagli, la PSNI ha incontrato alcuni familiari furiosi. “Siamo un caso vecchio, sembra che non siamo importanti”, è la denuncia di Kate Nash
In testa, insieme alla sorella e ad altre famiglie, del movimento della March for Justice che ha mantenuto in vita l’annuale marcia commemorativa per la Bloody Sunday, Kate Nash non si è mai arresa: ci sono rabbia e delusione nelle sue parole.
“Non lo dicono ma è così”. ha continuato. “L’inchiesta ormai si è fermata, è finita”.
La speranza, viva da ormai più di quarant’anni, era che l’inchiesta per omicidio aperta dopo la pubblicazione del Saville Report conducesse alla condanna dei responsabili; ma, due settimane fa, la PSNI ha fatto un passo indietro “per mancanza di fondi”, e gli agenti di polizia dall’Inghilterra e dal Galles che erano stati chiamati a far parte della squadra investigativa hanno lasciato oggi l’incarico.
Anche Michael McKinney si è unito alla denuncia di Kate Nash: “Il tempo è un fattore fondamentale, l’indagine ormai sta procedendo troppo lenta”.
Tredici civili morirono sotto il fuoco dei paracadutisti britannici il 30 gennaio 1972 nel Bogside, a Derry, durante una manifestazione pacifica contro l’internamento senza processo.
Il rapporto Saville, pubblicato nel 2010, ha finalmente confermato l’innocenza delle vittime dopo l’insabbiamento operato dall’Esercito durante le prime sommarie indagini.
Nessuno dei colpevoli è mai stato portato di fronte alla giustizia.