OMICIDIO SAM MARSHALL. DUFFY E McCAUGHEY “VITTIME, NON TESTIMONI”

Quando l’UVF l’agguato che costò la vita a Sam Marshall, Colin Duffy “non ne fu un testimone, ma una vittima”: lo ha dichiarato il suo legale all’udienza preliminare sull’omicidio tenuta oggi a Belfast
Collusione: è l’accusa al centro del processo sull’omicidio di Sam Marshall, ucciso dal fuoco lealista mentre una squadra di otto soldati sotto copertura che si trovava nelle vicinanze restava ferma senza intervenire.
“Furono sparati cinquanta colpi: lo Stato è colluso in quello che fu un tentativo di uccidere entrambi”: è questa l’accusa senza mezzi termini che Peter Corrigan, avvocato di Colin Duffy, ha lanciato oggi alle autorità britanniche. “Il mio cliente dovrebbe aver accesso ai documenti riservati di questo caso”, ha aggiunto.
“Il mio cliente e Tony McCaughey [anch’egli presente al momento dell’agguato, ndr] non sono testimoni, ma vittime innocenti”: questo il punto chiave della sua arringa.
Degli otto soldati, due stavano sorvegliando tramite le videocamere di sorveglianza l’esterno della caserma dove i tre Repubblicani erano diretti per discutere della libertà condizionata; altri due li seguirono a piedi mentre uscivano e furono testimoni di parte della sparatoria.
Gli altri soldati, armati, erano in sei veicoli nelle vicinanze.
Tuttavia, l’HET non rilevò che ci sia stata collusione con i paramilitari lealisti.
Al momento, Duffy e McCaughey sono considerati soltanto testimoni, e né loro né i loro legali hanno quindi accesso ai documenti riservati: è quello che Peter Corrigan ha richiesto oggi, nonostante l’avvocato della polizia e del Ministero della Difesa abbia annunciato che si opporrà a qualunque tentativo di ottenerlo.
L’ha ribloggato su seachranaidhe1.
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