DIRTY PROTEST. MAGHABERRY COME LONG KESH

La Dirty Protest strenuamente portata avanti da 34 prigionieri repubblicani detenuti nella Roe House di Maghaberry, sta toccando i livelli della protesta intrapresa più di 20 anni fa negli H-Blocks del Maze. Gravissimo il rischio per la salute dei detenuti. Damien McLaughlin, rilasciato la scorsa settimana, rivela le attuali condizioni di detenzione

Maghaberry è una “polveriera”. La Dirty Protest adottata da 34 priginieri repubblicani contro le condizioni disumane di detenzione e l’abuso della pratica degli strip searches, ha raggiunto un picco inevitabilmente riconducibile alla Dirty Protest preludio dell’Hunger Striker 1981.
Damien McLaughlin, recentemente rilasciato dopo aver scontato 2 anni a Maghaberry per detenzione di armi, fa un quadro di quella che è l’attuale situazione dei pows in protesta.
“I prigionieri spalmano i loro escrementi sui muri delle celle o li miscelano all’urina e li riversano attraverso le porte nel corridoio”.
“Le celle al loro interno sono terribili, stessa situazione al di fuori. Il fetore è incredibile. La squadra anti-sommossa staziona permanentemente nel nostro corridoio. Gli agenti sono vestiti di bianco, tute usa e getta, caschi, stivali e guanti in lattice.
“Sono armati di bastoni. Essi vagabondo attraverso gli escrementi e le urine per consegnarci i pasti che consumiamo nelle nostre celle. E’ una situazione di grave pericolo sanitario e c’è un reale pericolo di insorgenza di malattie.”
Il fulco della protesta repubblicana è la sospensione degli strip searches, richiedendo l’impiego del ‘Boss- Chair’, una sorta di macchianario a raggi X di cui Maghaberry è già dotata. Ma le autorità carcerarie non sono intenzionati ad accogliere la richiesta e incolpano i detenuti per la grave situazione di cui sono causa.
McLaughlin ha raccontato di essere stato perquisito forzatamente 23 volte. Colin Duffy ha subito fino ad oggi 76 strip searches.
“Un ufficiale carcerario afferra la testa, altri due ti impugnano le mani, mentre il quarto ti tiene in giù sul pavimento” racconta McLaughlin.
“Ti strappano i pantaloni, i calzini e i boxer. Scorrono uno scanner sulla schiena e i genitali. Poi, perquisiscono il busto”.
“Dopo una perquisizione, ti senti come se avessi avuto un incidente stradale. Dolori in tutto il corpo.”
McLaughlin non sembra meravigliato del mancato interessa da parte dell’opinione pubblica: “Sappiamo che molte persone non hanno simpatia nei nostri confronti”.
“I detenuti non si aspettano un trattamento con i guanti. Le prigioni non sono colonie di vacanza, ma non dovrebbero essere luoghi dove regna la disumanità. La dirty protest è stata l’ultima risorsa, perché siamo stati trattati come animali”.
McLaughlin riporta che le luci all’interno delle celle vengono deliberatamente tenute sempre accese e le porte vengo aperte e sbattute con forza fino a 3 o 4 volte per notte, impedendo ai prigionieri il regolare ciclo del sonno”.
A tutti gli effetti Maghaberry è oggi quello il Maze è stato 20 anni e non regge l’accusa del DUP che i pows stiano volontariamente tentando di deviare la realtà. Le recenti immagini di un debilitato McLaughlin con barba e capelli lunghi all’uscita dai cancelli di Maghaberry, è il ritratto e testimonianza tangibile del deja vu.

Il ‘ritorno’ a casa di Damien D McLaughlin

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