OPERATION MOTORMAN. NUOVA INCHIESTA SULL’OMICIDIO DI DANIEL HEGARTY
Aperta una nuova inchiesta sull’omicidio di un quindicenne durante l’Operation Motorman a Derry. Testimonianza chiave di Ivan Cooper, ex MP e leader del Civil Right Movement ai tempi della Bloody Sunday
Due colpi in testa sparati da un soldato britannico uccisero Daniel Hegarty a soli quindici anni, innocente e disarmato, a due passi da casa: era il 31 luglio 1972, e a Derry iniziava la sanguinosa Operation Motorman, il cui obiettivo era spazzare via l’IRA e le “no-go-areas” che aveva istituito contro le forze armate britanniche.
Non è la prima inchiesta sulla sua morte: il verdetto rilasciato nel 1973 inseguito ad un’indagine del RUC stabilì che le cause della morte del ragazzino erano sconosciute, ma nel 2009 ne fu ordinata una seconda dopo che un rapporto dell’Historical Enquiries Team (HET) la giudicò “completamente inadeguata e vergognosa”. Nel 2007, il governo britannico si scusò con la famiglia di Daniel Hegarty per averlo definito un “terrorista”, e aver erroneamente dichiarato che fosse armato quando fu ucciso.
Lunedì, all’apertura della nuova inchiesta, è stata la sorella di Daniel, Margaret Brady, a testimoniare per prima, raccontando di come sua madre continuò ad apparecchiare il tavolo per suo fratello e a chiamarlo per la cena ancora per mesi dopo la sua morte. Oggi è stato il turno di Ivan Cooper, che ha dichiarato di aver parlato con un comandante del RUC il giorno prima dell’inizio dell’Operation Motorman, e di essere stato così informato dei piani militari; ha poi ricordato di essersi recato nel Bogside, a casa di John Hume, anche lui allora MP, per riferirgli ciò che aveva saputo, e di aver avvistato, appena uscito da casa sua, un’auto che sapeva appartenere all’IRA. Parlò con il conducente, che aveva già conosciuto in passato “nei suoi tentativi di convincere l’IRA a porre fine alla campagna di violenza”; lo avvertì che l’esercito avrebbe fatto irruzione nel Bogside il giorno seguente, e consigliò che “l’IRA lasciasse il luogo per evitare spargimenti di sangue”.
Secondo la sua testimonianza, “era risaputo” che il giorno dell’Operation Motorman l’IRA avesse effettivamente lasciato il Bogside per nascondersi nel Donegal; una testimonianza che non fa che confermare quello che anche il rapporto dell’HET ha messo in chiaro: il ragazzino rimasto ucciso non rappresentava alcuna minaccia per l’esercito.