GERRY ADAMS E IL BELFAST PROJECT, COMUNICATO DI ED MOLONEY

Statement di Ed Moloney, in risposta alla dubbia credibilità espressa dallo Sinn Fein a riguardo del Belfast Project

Negli ultimi giorni, la leadership dello Sinn Fein ha concertato un attacco all’integrità del Belfast Oral History Project, in cui ci si è chiesti se si tratti di una cosiddetta impresa ‘Get Gerry Adams’ (“Prendete Gerry Adams”, ndr), progettata per mettere in imbarazzo e a disagio Adams.

Vorrei smentire questa affermazione nei termini più forti possibili. E’ un insulto alla mia integrità professionale come giornalista con oltre 30 anni di carriera sulle spalle,  che ha fornito copertura a quasi ogni aspetto e partecipante ai Troubles. E’ un insulto alla professionalità e al distaccamento con cui so che il capo ricercatore dell’IRA Anthony McIntyre si è approcciato alle interviste ai partecipanti

Una realtà semplice, è stata trascurata . Adams non sa di cosa sta parlando. C’erano oltre 200 interviste di 26 partecipanti, alloggiati nell’archivio del Boston College, e Adams non le ha lette, non ne conosce il contenuto completo, a parte due o tre nomi che sono di dominio pubblico, non sa chi è stato intervistato. Egli parla da una posizione di ignoranza quasi totale sull’archivio.

Solo un’altra persona oltre a me e McIntyre ha letto l’archivio completo, dall’inizio alla fine.  Fu il giudice William Young a presiedere alla prima udienza del tentativo del Boston College di far decadere i mandati di comparizione britannici da parte della Federal District Court in dicemre-gennaio 2011/2012.

Questo è quello che disse a riguardo dell’archivio : “E’ stato un esercizio accademico  in buona fede, di notevole pregio intellettuale”.

E proseguì : “[Questi materiali] sono di interesse – valido interesse accademico. Sono di interesse per lo storico, il sociologo, lo studioso di religione, lo studente dei movimenti giovanili, gli accademici che sono interessati all’insurrezione e alla controinsurrezione, nel terrorismo e antiterrorismo. Sono di interesse per coloro che studiano la storia delle religioni”.

Quindi come si possono conciliare le accuse, selvagge e prive di fondamento,  di Gerry Adams – basate quasi totalmente sull’ignoranza a riguardo dei contenuti dell’archivio – con l’opinione di un disinteressato giudice americano che ha effettivamente letto tutto l’archivio. Non credo sia possibile farlo.

Il giudice Young fu obbligato a leggere il contenuto dell’archivio a causa di un’accusa straordinaria del Boston College, che non riteneva i suoi accademici in grado di decidere quali interviste potessero rispondere al mandato di comparizione perché non le lessero.

Così il giudice trascorse le vacanze di Natale leggendo le interviste per decidere quali avrebbero dovuto essere consegnate. (….) Il giudice Young potè trovare solo un’intervista che era pienamente rispondente, cioè quella che trattava direttamente quanto presumibilmente accaduto a Jean McConville.

Un’altra decina di interviste contenevano qualche riferimento a lei e proprio perchè gli inglesi chiesero ai tribunali americani di essere “di ampia veduta” nel loro approccio, alla richiesta di citazione in giudizio decisero di consegnare anche queste. Questo significava che anche se un intervistato aveva detto: “Io in realtà non so molto di diverso su Jean McConville, da quello che ho letto sui giornali”, quell’intervista doveva essere ceduta.

Su oltre 180 interviste che ha letto, solo undici incontrarono i criteri del giudice Young per la consegna. Una percentuale inferiore al 6% delle interviste recensite dal giudice. A un certo punto nel suo giudizio fece riferimento alla “…. scarsità di informazioni (sul caso McConville) rilevate dopo l’esame approfondito da parte di questo tribunale”.

Se questo fosse stato davvero un progetto “Get Gerry Adams”, tutto quello che posso dire è che allora non abbiamo fatto un buon lavoro.

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