“ABBANDONATI NEL BUIO”: RAPPORTO DI AMNESTY SULL’USO DELLE ‘PROVE SEGRETE’

L’estensione del Justice and Security Bill ridurrebbe la possibilità per la popolazione dell’Irlanda del Nord di avere controllo sui poteri delle forze di sicurezza: Amnesty International interviene nel dibattito che raggiungerà la House of Lords nelle prossime settimane
Pubblicato lunedì, il rapporto di Amnesty International Northern Ireland porta in luce tutti i dubbi più gravi: la proposta di estensione, si legge nel rapporto, permetterebbe al governo di servirsi delle cosiddette ‘prove segrete’ [secret evidence, ovvero prove sottoposte a porte chiuse ad un giudice solo] anche durante i processi civili, che includono processi contro il governo per violazioni dei diritti umani e torture.
Secondo questa legge, infatti, le prove possono essere tenute nascoste se ritenute “pericolose per la sicurezza nazionale”, anche se renderle pubbliche potrebbe essere in qualche modo di pubblico interesse.
Patrick Corrigan, il direttore della sezione nordirlandese di Amnesty, ha dichiarato: “Queste misure permetterebbero al governo di nascondersi dal pubblico giudizio nei casi più controversi, compresi quelli che vedono membri delle forze di sicurezza accusati di violazioni dei diritti umani.
“Nel numero si contano le revisioni giudiziarie di casi storici irrisolti condotte dalla PSNI dall’HET e dal Police Ombudsmand, e anche i processi civili contro le torture e gli omicidi di Stato illegali.
“Se introdotte, queste misure potrebbero dare il colpo di grazia alla fiducia della popolazione nel sistema giudiziario, già gravemente compromessa dai dubbi sull’indipendenza del Police Ombudsman e sullo scandalo dei reclutamenti di ex agenti del RUC nella PSNI”, ha continuato.
Il rapporto di Amnesty contiene venticinque testimonianze di avvocati che si sono trovati coinvolti in casi nei quali si è ricorsi alle ‘prove segrete’.
“Il fatto che si possa comparire davanti ad una corte dopo aver subito esperienze terribili per cercare giustizia ed essere esclusi dal processo per poi sentirsi dire di aver perso senza conoscere la ragione di una tale decisione”, si legge in una delle testimonianze, “è qualcosa che va contro qualunque nozione di trasparenza, legalità e giustizia aperta”.