LA LEADERSHIP DELLO SINN FEIN CHIEDE AI DISSIDENTI DI ‘FARE I BAGAGLI’ E PORRE FINE ALLA VIOLENZA

Le pesanti dichiarazioni dello Sinn Fein contro la violenza dissidente, in occasione delle commemorazioni di Pasqua officiate dallo Sinn Fein a Belfast e Derry
I sacrifici dei nostri patrioti non devono essere ripetuti”, ha rimarcato Mary Lou McDonald, presidente dello Sinn Fein, parlando alla commemorazione dell’Easter Rising presso il cimitero di Milltown.
“Hanno combattuto perché non c’era altro modo. La negazione dei diritti democratici e i regimi repressivi non lasciarono altra via all’unità. Ma ora abbiamo un percorso democratico e pacifico verso l’unità”, ha ricordato ai repubblicani presenti.
“Questo è l’unico modo per i repubblicani irlandesi”, ha detto. “Non c’è giustificazione per le azioni armate. Non c’è supporto per le azioni armate”.
A Derry, la vice presidente dello Sinn Fein, Michelle O’Neill, ha invitato i repubblicani dissidenti a sciogliersi e porre fine alle loro “futili azioni”.
“Purtroppo, quello a cui ci troviamo difronte è un piccolo numero di persone intrappolate in una distorsione temporale che si sono auto-nominate per compiere azioni che sono inutili, contro la pace, anti-comunitarie e, francamente, antiquate”, ha dichiarato la O’Neill.
Ha descritto l’uccisione di Lyra McKee come brutale e ha dichiarato: “Le persone che hanno portato armi per la strada, e coloro che li hanno organizzati, non rappresentano alcuna versione del repubblicanesimo irlandese”.
“Non hanno alcuna politica, nessuna strategia e nessun sostegno popolare tra il vasto numero di persone comuni di questa città o di qualsiasi altra parte del paese”.
“Le loro azioni sono una barriera per l’unità irlandese … Vivono nel paradiso degli sciocchi”.
“E’ quindi tempo per questi gruppi mascherati da repubblicani di fare i bagagli, cessare le loro attività e lasciare che la gente costruisca l’Irlanda che tutti noi vogliamo – un’Irlanda che sarà un tributo per il nostro patrioti defunti e per tutti quelli chi sono morto. L’Irlanda in cui Lyra McKee avrebbe dovuto vivere”.
Tratto da Irish Times