RAPPRESENTANTE DEL GOVERNO BRITANNICO DICHIARÒ ‘INEVITABILE’ L’IRLANDA UNITA

Secondo Gerry Adams, un rappresentante del governo britannico avrebbe dichiarato ‘inevitabile’ il raggiungimento di un’Irlanda Unita
I files desecretati dagli Archivi nazionali del Regno Unito, hanno messo in luce il cauto atteggiamento del governo britannico nei confronti dell’evoluzione del processo di pace in Irlanda del Nord, dopo che l’IRA dichiarò il cessate il fuoco nell’aprile 1994.
Due settimane dopo che la Provisional IRA dichiarò il suo cessate il fuoco, il leader dello Sinn Féin, Gerry Adams, consegnò una lista di ventidue domande al governo irlandese, che le trasmise alle proprie controparti britanniche.
Un funzionario civile irlandese, Sean O’Huiginn, passò la lettera a un alto funzionario del Northern Ireland Office, Quentin Smith, e fu inviato un memorandum a Roderick Lyne, segretario privato del Primo Ministro John Major, per spiegare cosa volesse Adams.
Nel memorandum a Lyne, si legge: “Il Sig. O’Huiginn ha chiarito che il governo irlandese non ha ci ha formalmente passato nè la lettera nè le domande: infatti, la lettera di Adams chiariva che il governo irlandese avrebbe “coinvolto” il governo britannico fino a che non avesse ricevuto conferma che il governo britannico fosse disposto ad affrontare le questioni sopra delineate”.
La lettera a Lyne delineava il “potenziale imbarazzo” nel caso fosse chiaramente emerso che il governo britannico avesse ricevuto le ventidue domande senza rispondere.

Una nota manoscritta indirizzata al primo ministro John Major, redatta dal suo segretario privato Roderick Lyne
Le domande di Adams erano in risposta alla Downing Street Declaration del dicembre 1993, emessa dal Primo Ministro britannico, John Major, e dal Taoiseach irlandese, Albert Reynolds.
Nella dichiarazione, il governo britannico sottolineava di non avere alcun egoistico interesse “strategico o economico” in Irlanda del Nord e Reynolds accettava di modificare la Costituzione irlandese, per sancire il principio secondo cui un’Irlanda Unita si sarebbe raggiunta solo con il sostegno della maggioranza del popolo delle Sei Contee dell’Irlanda del Nord.
“Il governo britannico ha dichiarato di non avere alcun egoistico interesse strategico o economico in Irlanda del Nord. Non sarebbe più in linea con i principi democratici del governo britannico basare le sue politiche riguardanti l’Irlanda sull’obiettivo di giungere all’unificazione?” chiese Adams nella quinta delle sue ventidue domande.
Gerry Adams proseguì poi affermando che il governo britannico aveva fatto una schietta e sincera ammissione ai rappresentanti del Sinn Féin nel 1993.
“La soluzione finale è l’Unione (dell’Isola d’Irlanda), che avverrà comunque. Il treno storico – l’Europa – lo stabilisce. Ci siamo impegnati con l’Europa. Gli unionisti dovranno cambiare. L’Isola sarà una cosa sola”, avrebbe dichiarato in quella circostanza il rappresentante del governo britannico, secondo Adams.
“È questa la posizione del governo britannico?” incalzò il leader dello Sinn Féin.
In un’altra delle ventidue domande, Adams chiedeva in quali ‘termini reali’ si sarebbe proceduto nel processo di smilitarizzazione e come il governo britannico avrebbe pianificato di affrontare la questione dell’amnistia per “prigionieri politici”, vale a dire i paramilitari repubblicani e lealisti condannati.
Non vi è alcuna testimonianza della risposta britannica a queste domande – che avrebbero probabilmente infiammato lealisti ed unionisti – ma i quesiti sull’Unione dell’Isola d’Irlanda e la dissoluzione del confine irlandese acquistano oggi una particolare rilevanza visto che il confine britannico in Irlanda è una questione chiave nei negoziati della Brexit.
Fonte Sputnik International