L’obiettivo non è più riportare l’Union Jack in cima alla Belfast City Hall, ma i manifestanti lealisti pongono delle condizioni tra cui le dimissioni del Primo Ministro Peter Robinson (DUP)
Delineato un elenco di richieste dai manifestanti lealisti che da più di un mese stanno inscenando proteste dopo l’approvazione della mozione che ha scalzato la Union Jack dalla Belfast City Hall.
L’obiettivo primario è cambiato, forse consci dell’impossibilità di ripristinare il simbolo di britannicità per eccellenza.
La prima richiesta sono le dimissioni di Peter Robinson, leader del DUP e Primo Ministro del Nord Irlanda.
Tra le altre richieste
- pubblica inchiesta per il massacro di Kingsmills
- pubblica inchesta per l’attentato di Enniskillen
- la demolizione di ciò che resta del Maze
- “rispetto ed investimenti” nei confronti della comunità lealista, protestante e unionista
In un comunicato si legge: “Siamo orgogliosi di essere sudditi britannici fedeli alla corona e alla Union Flag. Non resteremo a guardare come hanno fatto i nostri rappresentanti eletti e osservando come la nostra cultura e identità vengano distrutti dai nemici dell’Ulster. Arrendersi mai.”
I lealisti promettono un picco di proteste venerdì 11 gennaio tra le ore 18 e le 20.
La richiesta di un’inchiesta su Kingsmill ed Enniskillen mi sembra altrettanto legitima di quelle repubblicane su altri episodi a parti invertite.
Però l’ultima frase mi ricorda sinistramente il blocco dello staterello messo in piedi da Paisley dopo Sunningdale. Come se ci fosse l’intenzione di escalare la tensione fino allo scoppio, piuttosto di accettare un compromesso che non scontenti troppo nessuno.
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