UCCISO AD UN POSTO DI BLOCCO, LA FAMIGLIA VUOLE PROCEDERE LEGALMENTE CONTRO LA PSNI

Non rimarrà in silenzio la famiglia di Steven Colwell, 23 anni, ucciso da un agente della PSNI nell’aprile 2006 mentre tentava di sfuggire ad un posto di blocco a bordo di un’auto rubata. Secondo le ultime indagini “l’agente soffriva di disturbi psichiatrici”

Quel giorno, al posto di blocco di Ballynahinch (Co. Down), l’agente “non lasciò spazio ad altre possibilità”, e non era la prima volta che ricorreva alle armi in situazioni che non lo richiedevano, si apprende da un’inchiesta svolta da Police Ombudsman Al Hutchinson; e nonostante i problemi di salute mentale e precedenti accuse per lo stesso motivo era tornato comunque in servizio.
Agli investigatori, raccontò che fu costretto a sparare perché l’auto si stava dirigendo direttamente contro di lui e contro le altre persone che si trovavano accanto a lui sulla strada; ma analisi scientifiche hanno dimostrato che Colwell svoltò bruscamente a sinistra per evitare di investire l’agente.
Hutchinson sottolinea inoltre che il Chief Constable della PSNI non ha fornito al suo ufficio le informazioni richieste sul passato clinico dell’agente, il che ha impedito di tracciarne un profilo completo e di comprendere quanto abbia effettivamente influito su quella tragica morte, che la PSNI afferma di “rimpiangere profondamente”.
Parla il fratello della vittima: “Non negherò mai che Steve stesse facendo qualcosa di sbagliato, ma non meritava la morte, e sono davvero furioso per come ci è stato strappato”. Dichiara quindi la volontà della famiglia di intraprendere un’azione legale contro la PSNI, nonostante il Public Prosecution Service abbia già riferito al Police Ombudsman che non verrà intentato alcun procedimento contro l’agente per “insufficienza di prove”.

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