DUBLINO, VOCI CONTRO L’INTERNAMENTO

Organizzato dal Dublin Anti-Internment Committee, un meeting contro l’internamento senza processo si è tenuto ieri, sabato 14 settembre, al Teachers Club di Dublino. Pauline Mellon, Dee Fennell, Clare Daly e John McCusker i principali relatori
Riportiamo in traduzione lo speech di Pauline Mellon, che racchiude il fulcro del tema affrontato: la piaga dell’internamento senza processo che, pur sotto altro nome e a discapito del “processo di pace”, continua ad affliggere le Sei Contee del Nord.
Recentemente, come molti, ho ricoperto un ruolo attivo nella campagna per la liberazione di Marian Price. Quella campagna mi ha davvero aperto gli occhi a molti livelli, soprattutto per quanto riguarda il cancro che continua a corrodere la nostra società sotto la maschera della “normalizzazione”.
Il Good Friday Agreement del 1998 ci promise un nuovo inizio, un’era in cui giustizia sarebbe stata fatta o si sarebbe cercato di ottenerla, e sarebbero state prese misure consone ad una normale, pacifica società. Io votai per il GFA su quei presupposti, ma ora vedo che il processo attuato al Nord non è altro che una spartizione settaria.
È evidente che questo trattato ci ha rovinati sotto più punti di vista, tant’è vero che abbiamo più peace walls ora rispetto a prima che fosse firmato, e tra le altre cose stiamo ancora aspettando una promessa bill of rights.
Venendo al tema di oggi, la mia opinione è che il trattato abbia dato modo al Governo britannico di reintrodurre vecchie tattiche, ma sotto altri nomi. Tattiche consentite dal Parlamento nordirlandese, istituito secondo i termini del GFA. Tattiche consentite da alcuni di coloro che non solo si opposero ad esse, ma che ne subirono in prima persona le conseguenze. Tattiche come l’internamento, l’isolamento forzato, le corti senza giuria e la reintroduzione dei cosiddetti supergrass trials (processi basati sulla testimonianza di un ‘supertestimone’, ndr). La recente assoluzione di Pat Livingstone, di Belfast, che ha scontato 17 anni di carcere per un crimine che non aveva commesso, è solo un esempio dell’ingiustizia perpetrata dalle corti senza giuria. E questo dimostra anche se non importa se tu sia innocente: lo Stato si prende quello che vuole.
Per definizione, l’internamento è l’incarcerazione per ragioni politiche e preventive. A quarant’anni di distanza dall’internamento di massa degli anni ’70, la piaga dell’internamento esiste ancora, ma sotto maschere diverse e non applicato sulla stessa scala. Maschere come le lunghe detenzioni preventive prima del processo, e la revoca delle licenze di libertà condizionata. Così, alcuni possono insistere che queste persone vengono giudicate con giusto processo… dimenticando di notare che queste nuove maschere si concretizzano in detenzioni per periodi indefiniti tralasciando il diritto ad un giusto processo in tempo utile, come invece garantisce la Convenzione Europea dei Diritti Umani.
Queste misure sono usate principalmente contro coloro che vengono etichettati come Repubblicani “dissidenti”, ma costituiscono un pericoloso precedente: è davvero il momento di chiederci chi sarà il prossimo e quanto lontano siano pronti a spingersi. Il sistema giudiziario “mini” messo in piedi per affrontare potenziali rischi durante il G8 ha mostrato che il dissenso da ogni lato verrà represso, e quanto sia stata peculiare l’organizzazione per una sola settimana!
Il caso che al momento è in cima alle mie preoccupazioni è quello del 63enne Martin Corey, che a quanto so è detenuto da tre anni per volere del Segretario di Stato britannico senza accuse, processo o condanne. Martin Corey è in carcere sulla base di “prove segrete”, da cui sorge spontanea la domanda: come puoi difenderti se non sai di cosa tu sia accusato? Il Segretario di Stato non ha alcun mandato al Nord, eppure più casi hanno dimostrato che ha il potere di prevaricare una giuria e tenere in carcere un cittadino Irlandese.
Il Segretario di Stato dice di agire secondo il consiglio di una Commissione per la libertà condizionata, ma evita di ricordare che quella Commissione è stata istituita da lei, e che quindi da lei può anche venire prevaricata e ignorata. Quello dovrebbe appartenere al ramo esecutivo dello Stato, non a quello giudiziario. Nell’interesse della giustizia, lo Stato britannico e il sistema giudiziario dovrebbero essere ben separati. Purtroppo, questo non avviene.
La realtà è che Martin Corey, Tony Taylor, Stephen Murney e altri sono vittime di un sistema completamente ingiusto, chiaramente costruito in favore dello Stato britannico. E questo appare evidente se si pensa al fatto che i responsabili del massacro della Bloody Sunday non sono ancora stati portati davanti alla giustizia per le loro azioni.
Dobbiamo far pressione sul governo perché agisca! I governi a Nord e a Sud di quest’isola ritengono valide le loro reputazioni e il celebre processo di pace; è tempo di ricordare loro pubblicamente che l’internamento non ha posto in nessuna società, meno che mai in una società che si fregia di star promuovendo la pace.
Dobbiamo insistere perché il governo del Sud rifletta sulla Dichiarazione del 1916, con particolare riferimento al passo che garantisce uguali diritti ed uguali opportunità a tutti i suoi cittadini, senza dimenticare la promessa di prendersi cura di tutti i bambini della nazione con equità. Io dico questo da cittadina Irlandese che crede nei fondamenti dei diritti umani. Se il governo del Sud non prende alcun impegno effettivo nel sostenere cittadini Irlandesi i cui diritti umani vengono violati, allora non sta adempiendo alle responsabilità che ha nei loro confronti e nei confronti di tutti i suoi cittadini.
il governo di Stormont deve accettare che la condivisione dei poteri prevede la condivisione delle responsabilità e la possibilità di essere chiamati a risponderne. La vera pace richiede molto di più dell’apparenza. Richiede una struttura effettiva, giustizia, stabilità e obbligo di rispondere delle responsabilità. Nonostante ci siano a Nord e a Sud politici che tentano di evidenziare queste questioni, è chiaro che non è abbastanza.
Ci ripetono continuamente di andare avanti, che gli eventi negativi appartengono ad un tempo passato e a circostanze diverse, ma l’internamento sarà sempre internamento, le violazioni dei diritti umani saranno sempre violazioni dei diritti umani. Non importa se è il 1971 o il 2013, o chi è al potere: la violenza dello Stato sui suoi cittadini è sbagliata e lo sarà sempre.
Dobbiamo chiederci perché il governo continui ad applicare politiche reazionarie e regressive, totalmente in contraddizione con la vera pace, totalmente in contraddizione delle legislazioni sui diritti umani e qualunque altra nozione di democrazia.
Infine, incoraggio tutti ad unirsi e sostenere questa campagna qui a Dublino, e vi ricordo che la giustizia è un elemento portante nella costruzione di una vera pace. E se essa è cieca – o almeno dovrebbe esserlo – coloro che la amministrano non lo sono!
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di Damian Herron