ALEX KANE: LA VISITA DELLA REGINA CEMENTIFICA L’UNIONE

Tratto da News Letter, 23 maggio 2011

di Alex Kane

a cura di Doris Ercolani

Bene, bene, è passato molto tempo, non è vero? Come sarebbe stata? Che cosa avrebbe indossato? Che cosa avrebbe detto?
Non sembrava molto rilassata e a suo agio, con il Presidente McAleese durante la cena al Castello di Dublino. Anche nella testa di molte persone affiorava il dubbio: la sua presenza segna un vero cambiamento nella natura della relazione tra i due Paesi, o è stato tutto montato solo per far scena?
Bisogna sempre stare attenti a non minimizzare troppo il significato storico, politico e psicologico di un evento particolare, ma mi sembra che la ‘questione irlandese’ – che ha tormentato i rapporti anglo-irlandesi per secoli ed è stato il più longevo conflitto politico durante il regno della Regina – è stato risolto con soddisfazione di entrambi i governi e della maggior parte delle persone nella Repubblica e in Irlanda del Nord.
Questo non è un risultato scarso, anzi. Il litigio tra Inglesi e Irlandesi è stato così difficile da risolvere proprio perché è sempre stato più simile ad una guerra familiare che ad una rivolta contro i colonialisti, o anche al tipo di guerra ‘europeo’ che è sempre stato uno dei punti fissi delle relazioni geo-politiche tra Gran Bretagna e una serie di Paesi al di là della Manica. Gli inglesi e gli irlandesi si sono mescolati come nessuna delle altre nazioni della terra, cosa che ha portato loro una forte confusione riguardo la loro fedeltà ai governi e, più interessante, una confusione sulla loro vera identità. Ma, come ho osservato mercoledì, mi sembra che abbiamo raggiunto il ‘momento Casablanca’ e l’opportunità per l’ “inizio di una bella amicizia”. Naturalmente, in un certo senso non importa quanto buoni siano diventati i legami diplomatici tra Londra e Dublino: l’unica cosa che sarà veramente importante è quella di evitare che la ‘questione irlandese’ sia semplicemente sostituita dalla ‘questione nordirlandese ‘. Il SDLP e il Sinn Fein non sono meno repubblicani di quanto lo fossero prima della visita, e il DUP e UUP non sono meno unionisti. Sembra quindi ragionevole concludere che la politica su questo lato della frontiera continuerà come al solito, se abbandonata a se stessa. A parte una stretta di mano a Cork, lo Sinn Fein (insieme ad alcuni elementi del GAA in Irlanda del Nord) hanno boicottato – un termine ironicamente adeguato alle circostanze – la visita. Gerry Adams ci ha lasciato molto perplessi con l’ironico commento in cui sosteneva: ‘il governo britannico deve svolgere un ruolo importante… nel promuovere la fine della divisione dell’Irlanda e l’unità del nostro popolo e del Paese’. Lo Sinn Fein non sarà felice. A cinque anni di distanza dal centenario della Rivolta di Pasqua già un monarca britannico è tornato a Dublino ed è stato ospite d’onore a Croke Park. La visita ha assorbito completamente i media irlandesi, RTE con un impatto sul pubblico enorme. E a parte il molto, molto piccolo gruppo di manifestanti, sembra che la stragrande maggioranza delle persone non abbia assolutamente avuto problemi riguardo la visita della Regina, il che è stato possibile solo perché non esiste più un sentimento repubblicano forte sul territorio irlandese. Detto brutalmente, alla maggioranza delle persone nella Repubblica non frega niente dell’ unità irlandese. Infatti, il disagio dello Sinn Fein è stato ben riassunto in una lettera all’ Irish Times dello scorso giovedì: ‘Durante la sua visita sembrava che si stesse assistendo ad un evento storico per lo Stato, e per molti aspetti questo è vero. Non si può però negare che gli eventi di questi ultimi giorni abbiano solo rafforzato ulteriormente la partizione di quest’isola. La frattura tra nazionalisti del Sud e del Nord si è allargata. Mentre la Repubblica persegue giustamente la sua indipendenza, i nostri fratelli nazionalisti del Nord sono sempre più alla deriva. Vi è una notevole arroganza di molti cittadini della Repubblica di Irlanda nei confronti dei loro omologhi dell’Irlanda del Nord. Gli eventi di questi ultimi giorni sembrerebbero aver aumentato solo questo – e aver rafforzato l’Unione con la Gran Bretagna’. I lettori abituali sanno che per anni ho battuto sul fatto che un’Irlanda unita non è prevedibile nella mia vita, figuriamoci in quella dei miei figli. Così Adams e McGuinness, che entrambi hanno qualche anno più di me, si staranno sicuramente chiedendo se i decenni di terrorismo sono valsi la pena e sono serviti a qualcosa. L’Unione è più forte che mai, le relazioni anglo-irlandesi sono migliorate; McGuinness è piegato al DUP che ha aumentato il suo vantaggio sullo Sinn Fein, e la regina Elisabetta è un gradito ospite su entrambi i lati del confine. Il consenso politico, elettorale e mediatico di tutto il Regno Unito e della Repubblica è per il mantenimento dello status quo e questo significa lasciare l’Irlanda del Nord esattamente com’è. Così dal mio punto di vista unionista – con una grande U – l’ unione è più forte oggi di quanto non lo sia stata per decenni. Lo Sinn Fein (così come il SDLP) continuerà a promuovere l’unità, ma ho il sospetto che entrambi comincino adesso a capire che al progetto è stato inferto un colpo quasi fatale dai recenti eventi – e non solo dalla visita reale. E penso anche che se gli unionisti iniziano a lavorare insieme e a fornire una buona amministrazione locale, migliorando realmente la situazione socio / economica e concretizzando i vantaggi dell’unione, allora si riuscirà a diminuire le rivendicazioni di unità all’interno di nazionalismo moderato in Irlanda del Nord. Ho già detto che la politica qui continuerà come al solito, se abbandonata a se stessa. Questa sarebbe una cattiva cosa in sé, ma potrebbe anche rappresentare un’altra occasione persa per gli unionisti. Se la lotta per l’unità irlandese è diminuita dal 1998 (e penso che lo sia), allora ha sicuramente senso per l’unionismo avere più coraggio e fiducia? Forse le famiglie e i quartieri unionisti hanno solo bisogno di capire la forza della loro attuale posizione. Il processo di pace è sempre stato un’opera di cinque atti: convincere tutti che un accordo era possibile; ottenere i cosiddetti “estremi politici” per far firmare il trattato alle varie parti, assicurarsi il sostegno elettorale su entrambi i lati del confine; costruire un sistema di applicazione e sviluppo che durasse nel tempo, e, infine, creare la nuova era, l’era post-conflitto. Bene, il quinto atto è stato recitato e gli unionisti sono in vantaggio. Non sprechiamo anche questa occasione!

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