CRISI A STORMONT, L’ANALISI

Non era certo da un ritorno della Provisional IRA al centro della scena politica che ci si aspettava il crollo di Stormont: pubblichiamo di seguito la traduzione di un’analisi degli eventi scritta da Chris Page, corrispondente per la politica dal Nord Irlanda
Si sapeva che la condivisione dei poteri fra Unionisti e Repubblicani sarebbe sempre stata su un filo pronto a spezzarsi: ieri, 10 settembre 2015, con l’annuncio di dimissioni di Peter Robinson, pare si sia arrivati al punto di non ritorno.
A scatenare la crisi, è stata una divergenza di posizioni su una proposta di cambiare il sistema del welfare: lo Sinn Féin, infatti, ha bloccato la riforma già messa in atto in tutto il Regno Unito, sostenendo di volere così proteggere le fasce più vulnerabili della popolazione.
Immediatamente, il DUP ha accusato i Repubblicani di star creando caos sui bilanci; nel dicembre scorso quello che è conosciuto come Stormont Agreement sembrava aver risolto la diatriba, ma l’accordo è rimasto in piedi solo fino a questa primavera.
da allora, problemi si sono aggiunti ai problemi. Un ex membro dell’IRA, Gerard “Jock” Davison è stato ucciso nell’area dei Markets di Belfast nel maggio scorso; in agosto, la stessa sorte è toccata ad un suo ex compagno d’armi, Kevin McGuigan. La polizia sostenne immediatamente che l’IRA fosse coinvolta in quest’ultimo omicidio, apparentemente una vendetta, seppure non sussistessero prove che l’omicidio fosse stato commissionato o appoggiato dal gruppo paramilitare (che, ricordiamo, ha dichiarato il definitivo cessate il fuoco con conseguente disarmo nel 2005).
A quel punto, immediate sono state le domande sollevate dagli unionisti: perché l’IRA appare ancora esistente dieci anni dopo il 2005? La risposta di George Hamilton, Chief Constable della PSNI, è stata che sì, l’IRA esiste ancora nelle sue strutture principali, ma “è attiva solo a livello politico, non armato”, ha dichiarato.
Ma ormai, il danno alle istituzioni di Stormont era stato fatto. Gli Ulster Unionists, il partito unionista più piccolo a sedere in parlamento, ha ritirato immediatamente il suo unico ministro; il DUP si era per il momento limitato a dichiarare che “non sarebbe stata una questione come tutte le altre”, e a indire riunioni regolari dell’esecutivo, dialoghi intra-partitici compresi.
Nel secondo giorno dei negoziati, la svolta: la PSNI arresta Bobby Storey, prominente politico dello Sinn Féin ed ex membro dell’IRA, e altri due Repubblicani della stessa levatura, Eddie Copeland e Brian Gillen. Tutti e tre sono ora stati rilasciati senza accuse, ma il governo non ha retto, e Peter Robinson ha rassegnato le dimissioni dalla carica di Primo Ministro; con lui, tutti i ministri del DUP, tranne una, Arlene Foster, a cui Robinson ha personalmente chiesto di ricoprire il ruolo di Primo Ministro nell’attesa di sapere cosa ne sarà della devolution dei poteri.
Intanto, i posti vacanti a Stormont lasciano il parlamento operativo, ma disfunzionale: mancano i ministri della sanità, dello sviluppo sociale, delle imprese e dell sviluppo regionale; e un esecutivo senza unionisti, anche se teoricamente possibile, non avrebbe legittimità.
Il DUP ha ora sette giorni per ri-nominare i ministri. Peter Robinson in realtà aveva un obiettivo diverso: far approvare una legislazione di emergenza che sospendesse Stormont, riportando il Nord Irlanda sotto il controllo diretto di Westminster; ma il governo britannico ha messo in chiaro che non approva questa soluzione.
Vista l’incertezza del futuro, è d’obbligo aggiungere: per ora.