MARTIN RAFFERTY: “THEY WILL NOT BREAK US”

MARTIN RAFFERTY: “NON CI SPEZZERANNO”

 Da Belfast, Andrea Aska Varacalli

 traduzione a cura di Elena Chiorino

 Martin Rafferty, 32CSM, parla apertamente sull’internamento di Marian Price. Un viaggio nel tempo all’interno del Movimento Repubblicano e delle prospettive per un’Irlanda unita.

Come sta Marian Price?
Gerry – il marito di Marian – si è recato in visita ieri (21 agosto, N.d.T.), e ha dichiarato che è su di morale, ma che l’ha vista tesa. Dato il fatto che tutti gli studi confermano che l’isolamento è la peggiore forma di tortura in carcere, non sorprende affatto. Ma Marian è forte, è una fonte d’ispirazione per tutti noi, e tutti sappiamo che non riusciranno a spezzarla, non importa come ci proveranno.

I Repubblicani sono scesi in strada in tutta l’Irlanda con passione e proteste dignitose. Quale sarà la prossima iniziativa per sostenere l’immediato rilascio di Marian Price?
Al momento molte delle nostre energie sono impiegate nell’organizzazione di proteste ad ampio raggio all’interno del carcere di Maghaberry, ma intendiamo incorporare nella struttura la protesta per Marian. Ovviamente non vogliamo entrare eccessivamente nei dettagli. Ma, insieme ai white line pickets e alle campagne dei poster, intraprenderemo altre azioni.

L’unica donna detenuta in un carcere maschile in tutta Europa. C’è qualche possibilità di portare il suo caso davanti alla Corte Internazionale dei Diritti Umani (EcthR) tramite un’azione giudiziaria?
Vista la risposta di Hillary Clinton, dell’amministrazione britannica e dei leader della Chiesa all’incarcerazione di una donna iraniana in un carcere prettamente maschile in Iran, l’anno scorso, si può pensare che moralmente, per non dire legalmente, vinceremmo il processo, poiché è totalmente sbagliato che qualunque donna sia detenuta in queste condizioni. Ma il team di avvocati di Marian sta indagando sulla legalità delle azioni britanniche. Non solo la sua detenzione in una prigione maschile, ma anche le circostanze del suo arresto e la revoca della sua licenza.

Marian ha dichiarato che “l’incessante politica di criminalizzazione della lotta repubblicana si è intensificata negli ultimi anni; come sempre, i prigionieri repubblicani a Maghaberry vi si sono trovati al centro; politica ben sperimentata ma fallita” (vedere la lettera nella foto). Come commenti?

Nel 1981 la Thatcher ha tentato una politica di criminalizzazione secondo la quale tutte le azioni repubblicane erano ritenute crimini e tutti noi repubblicani non eravamo nulla di più che criminali. Questa politica fallì allora, e oggi gli inglesi sono convinti che, se ottengono che ex combattenti criminalizzino i loro antichi compagni impegnati oggi nella lotta repubblicana, possano riuscire dove la Thatcher ha fallito. Non importa chi pronuncia le parole: Thatcher, Cameron, Ford, McGuinness o Kelly; i Repubblicani non sono mai stati criminali, così come non lo sono oggi. Finché ci sarà una parte d’Irlanda occupata, ci saranno Repubblicani che vi si opporranno e, dal momento che quando il 75% del popolo irlandese votò per un’Irlanda unita gli inglesi risposero istituendo lo Stato delle Sei Contee, non è sorprendente che oggi ci siano ancora Repubblicani intenzionati a resistere e difendere il diritto del popolo irlandese all’autodeterminazione.

La sua licenza è stata immediatamente revocata nonostante l’indulto concesso del 1981. Puoi vedere una possibilità che quella grazia ricevuta per i suoi reati precedenti al 1974 possa essere restaurata nel corso dell’udienza del mese prossimo?
Le armi di cui lo Stato britannico si sta servendo al momento sono la paura e l’intimidazione contro tutti i Repubblicani, attivi e non attivi; i Repubblicani non attivi, la maggior parte dei quali ha una sentenza all’ergastolo che pende loro sulla testa, nel ricevere le licenze di libertà sono stati avvertiti che, se si fossero nuovamente coinvolti in attività repubblicane sotto qualunque forma, avrebbero anche loro visto le loro licenze revocate. In questo contesto, gli inglesi faranno tutto ciò che è in loro potere per tenere Marian in carcere. Non perché sia una minaccia per la società o sia coinvolta in una qualsiasi attività che giustifichi il trattamento a cui è sottoposta, ma come avvertimento per gli altri a rimanere a testa bassa.

Internata, messa ai margini e criminalizzata. Quant’è lontana la battaglia per la restaurazione dello status di prigioniero politico?
Com’è successo nel 1981, gli inglesi hanno valutato male l’umore della comunità Repubblicana. Nell’81 i nazionalisti costituzionali e i securocrats riferirono agli inglesi che il Movimento Repubblicano era in ginocchio e quasi sconfitto. All’epoca, ritennero che la politica di criminalizzazione avrebbe distrutto il Movimento Repubblicano; sbagliarono allora, e oggi, come nell’81, agli inglesi è stato assicurato che il Movimento Repubblicano è quasi sconfitto, e di nuovo loro stanno tentando di attuare la politica di criminalizzazione all’interno e all’esterno delle carceri. Ma, invece di ottenere l’effetto di demoralizzare e spezzare il Movimento Repubblicano, ancora una volta lo ha rivitalizzato e spinto ad andare avanti.

Durante una recente commemorazione di Brendan Hughes nella Contea di Louth, Martin Galvin ha pregato i Repubblicani, tutti i Repubblicani di oggi, di costruire un’unità e una strategia che permettano di superare ancora una volta gli ostacoli, e riportare la lotta sulla strada per un’Irlanda unita e libera “per cui gli impenitenti Feniani e così tanti altri si sacrificarono, e così tanto da vincere per noi”. Puoi scorgere oggi l’opportunità di condividere un’unica piattaforma con il Republican Network for Unity?
Nel corso della storia dell’Irlanda e di altri paesi, gli inglesi hanno applicato la tattica del “dividere e conquistare”, e oggi molte energie sono state spese in questa tattica. Nel 1974, durante la divisione del Sinn Féin, ex compagni si scontrarono per le strade e molti persero la vita. Gli inglesi e i loro agenti hanno cercato di creare una situazione simile oggi, rilasciando informazioni errate e tentando di fomentare le tensioni tra i diversi gruppi. Tutti riconosciamo che stiamo lottando per lo stesso obiettivo e non ci lasceremo manipolare da nessuno, inglesi o ex compagni, fino ad arrivare a scontrarci fra noi. Oggi assistiamo all’emorragia del Sinn Féin, e comprensibilmente molte persone che hanno lasciato il partito non si sentono a loro agio nell’unirsi subito ad altri gruppi. Capiamo e rispettiamo questo, ma siamo in grado di intavolare con loro un buon rapporto di collaborazione riguardo a questioni relative alle carceri ed altro. Collaboriamo bene anche con il Republican Network for Unity e abbiamo imparato che, se si impone ad altri di accettare le proprie interpretazioni e posizioni sui vari problemi, saremo sempre divisi.

Credi in un referendum? E nella prospettiva di un referendum sull’unità nazionale, come cambieranno le strategie del Repubblicanesimo irlandese?
Nella mia opinione, al momento non possiamo fidarci né degli inglesi né del governo dello Stato libero riguardo ad alcuna forma di referendum. Visto l’atteggiamento del Governo irlandese nei confronti del trattato di Maastricht – quando tennero un referendum e, una volta non ottenuto il risultato in cui speravano, si lanciarono in una vergognosa campagna di bugie e minacce ai fini di raggiungerlo – non credo che possano vantare alcuna credibilità nell’organizzare un referendum che toglierebbe loro lavori ben pagati e potenti influenze.

Alcuni Repubblicani chiedono “equità di arresti” in relazione ai casi dei recenti scontri nelle aree lealiste e repubblicane, così come per l’uso dei proiettili di plastic in Inghilterra, in linea con la formula “50/50” che può essere considerata la spina dorsale del revisionismo nazionalista. Il deputato del DUP Nigel Dodds, in seguito ai riots di Ardoyne, ha fatto riferimento agli oppositori dell’Orange Order come “Repubblicani”, mentre il Sinn Féin li ha chiamati “teppisti”. Come concepisci il problema nel quadro più ampio del Movimento Repubblicano e quali sono oggi le differenze fra l’essere un Repubblicano ed un Nazionalista, e quando si diventa un “teppista”?
Riguardo ai recenti eventi della stagione delle marce, e le azioni della polizia, è un fatto che, non importa quanto duramente provino ad insabbiare le incrinature, quelle riappariranno sempre. James Connolly diceva che, finché non fosse stata sollevata la questione costituzionale, non ci sarebbe mai stata uguaglianza. Si tratti di case, impieghi, amministrazione della giustizia o qualunque altra area di una “società normale”, le cose non saranno mai concluse finché non sarà rimossa ogni interferenza esterna. Nelle Sei Contee, il settarismo, l’uguaglianza e l’ingiustizia sono tutti sintomi del problema e non il problema stesso. La gente tende a dimenticare che il ruolo della polizia qui è difendere lo Stato, e non ci aspettiamo da loro null’altro che ciò a cui abbiamo assistito durante la stafione delle marce. Come per ciò che riguarda Kelly e Dodds, finché ci saranno Repubblicani, ci saranno anche persone che tenteranno di criminalizzarli. Micheal Collins disse di De Valera che era un “Repubblicano illegittimo”, De Valera disse lo stesso di Tom Barry e Gerry Kelly dice lo stesso dei Repubblicani di oggi. Con l’obiettivo di nascondere il fatto che il Sinn Féin sia diventato attualmente un partito nazionalista costituzionale, devono tentare di screditare i Repubblicani che si oppongono alla presenza britannica, si tratti di Westminster o Stormont.

Talvolta sembra che si stia combattendo una guerra nascosta con i Repubblicani come protagonisti assoluti a causa delle loro divisioni. “Una malattia Irlandese” è stata denominata questa divisione cronica. Schiacciati fra spionaggio e contro-spionaggio, sembra che gli unici sconfitti siano i Repubblicani stessi. Il “dossieraggio” e le attività agitprop influenzano in questo momento la Questione Irlandese?
Gli inglesi hanno sempre usato l’arma degli informatori non solo per ottenere informazioni ma anche per condurre il Movimento Repubblicano nella direzione dei loro collegamenti. Come si può intuire oggi dai casi di Stakeknife e Denis Donaldson, hanno perfezionato quest’arte e stanno continuando con questa strategia. La recente costruzione del nuovo quartier generale dell’MI5 proprio fuori Belfast (Holywood) mostra questo loro intento. È stimato che abbiano centinaia di agenti in borghese che stanno lavorando per reclutare gli informatori fra i ranghi. Io stesso sono stato contattato per tre volte in passato, con offerte di denaro o minacce alla mia vita e alla mia famiglia, perché divenissi un informatore. Sono più che certo che questa pratica sia diffusissima e sfortunatamente alcune persone si sono arrese alle minacce. Ho scontato tre anni di prigione a causa di un informatore pagato per il ruolo di agente segreto di Stato.

Pearse disse – “If we today are fighting for something either greater than or less than the thing our fathers fought for, either our fathers did not fight for freedom at all or we are not fighting for freedom”.

Martin Rafferty, a chi appartiene oggi quell’eredità?
I Repubblicani di oggi, al di là di ogni organizzazione o gruppo, sono Repubblicani. Tutti riteniamo che il problema di oggi sia lo stesso di settecento anni fa e, finché l’interferenza straniera non sarà rimossa dal nostro paese, nessun altro problema può essere affrontato, Come Repubblicano, se ci credi, allora non importa chi ripete il mantra, purché l’ideale rimanga lo stesso.

6 commenti

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.