L’IRLANDA IN CRISI CAMBIA, FINITA L’ERA DEL FIANNA FAIL

Di Andrea Varacalli. Avvenire, edizione del 27 Febbraio 2011

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L’Irlanda in crisi cambia: finita l’era del Fianna Fail
Trionfa l’opposizione del Gael, ma non ha la maggioranza

Di Andrea Varacalli

Dopo 14 anni di opposizione in Parla­mento, Enda Kenny, leader del partito di centrodestra Fine Gael, è il nuovo “Taoiseach al Dail”, cioè il primo ministro d’Ir­landa nella trentunesima legislazione. La sua formazione ha ottenuto – anche se i risultati non sono ancora definitivi – il 36 per cento del­le preferenze. Una quota, comunque, non sufficiente per governare da sola. Do­vrà, dunque, allearsi con il Labour, che ha avuto oltre il 20 per cento. Spazzato via il Fianna Fail, lo storico par­tito fondato da Eamon De Valera, assoluto mattatore politico per quasi 80 anni – 14 di fila dal 1997 –, mai crollato così in basso. Il gruppo ora passa nei banchi dell’opposizione assieme allo Sinn Fein. Sono state elezioni storiche per il popolo irlan­dese quelle che si sono svolte sotto la pioggia di venerdì. Un’affluenza record: oltre il 70 per cento è andato alle urne. Oltre due milioni di ir­landesi – tra incertezza e speranza – hanno vo­luto dire la loro sul futuro del Paese. In un mo­mento cruciale: l’Irlanda è in piena austerità, con le imprese ferme e il tasso di disoccupa­zione del 14 per cento (mezzo milione d’irlan­desi sono senza lavoro).
Il Fianna Fail è stato severamente pulito per gli accordi stipulati in gran fretta tra l’ex premier Brian Cowen e l’Unione Europea, con il sostegno del Fondo Monetario Internazionale per risana­re il deficit di 90 miliardi di euro aperto dalle sei più importanti banche irlande­si. Quello a Kenny è stato un voto per la rinegoziazio­ne degli accordi e dei tassi d’interesse del maxi-presti­to. La speranza si chiama ri­presa: una corsa contro il tempo, e specialmente contro l’insolvenza di Stato che, se fallisse, rischierebbe di vanificare la pos­sibilità di un’ascesa economica del Paese.
In questa sfida del Fine Gael, si uniscono i labu­risti. Con quasi il 21 per cento dei consensi, il partito di Eamon Gilmore, sembra oramai certo di trovare una piattaforma comune economica nonostante la profonda diversità dei program­mi con gli uomini di Kenny. Differenze evidenti emerse perfino in nell’ultimo dei anifesti affissi la scorsa settimana nella strade della capitale.
I laburisti venivano definiti «baby-killers» per­ché sono l’unico partito favorevole alla legaliz­zazione dell’aborto. La quasi certa alleanza, dunque, si prospetta problematica, date le di­vergenze su temi chiave. Nessuno dei due, però, ha ottenuto gli 83 seggi necessari per governa­re. Resta da vedere come affronteranno le sin­gole questioni. Il 48 per cento degli irlandesi si è detto favorevole alla coalizione di governo Gael-Labour, cioè destra-sinistra, per affronta­re l’emergenza economico-sociale. Dublino co­me Londra, dunque, riflettono ancora una profonda trasformazione dell’esperienza poli­tica: l’economia e le ragioni pragmatiche pre­valgono su quelle ideologiche.
Il voto di venerdì ha, paradossalmente, premia­to l’opposizione “dura”. Gerry Adams, leader dello Sinn Fein, ha sbancato il collegio di Louth con il 22 per cento. L’ex leader dell’Ira dividerà i banchi dell’opposizione con Micheal Martin – l’erede di Brian Cowen alla guida di Fianna Feil – e con gli esponenti di Sinistra Unita. Lo Sinn Fein è il quarto partito nelle ventisei con­tee con il 10.1 per cento in compagnia del Fian­na Fail sceso al 15 per cento. È questa forse la vera deblacle come indicano gli osservatori po­litici: la totale assenza di un’opposizione uni­taria.
Entrambi sono due partiti fortemente repubbli­cani, l’uno storicamente nemesi dell’altro, ma molto diversi tra loro quando si tratta di Welfare e economia. Per cui è dififcile che abbiano una sola voce antagonista rispetto al duo Fine Gael -Labour. Come primo appuntamento “pubblico”, Enda Kenny (che è anche vice-presidente dei po­polari europei) e Eamon Gilmore dovranno mi­surarsi con il summit a Helsinki previsto per la prossima settimana. La neonata coppia di Du­blino chiederà la riduzione dei tassi d’interesse e la revisione del piano di rientro dal debito, in modo particolare dei 22.5 milioni di euro eroga­ti dal Fmi.
Il partito vincitore dovrà allearsi al Labour: su temi chiave come l’aborto i due gruppi sono divisi. Più vicini sul fronte economico

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