GIORNALISTA BRITANNICO DA’ LEZIONI DI “DEMOCRAZIA” AL POPOLO IRLANDESE. RIDIAMO ADESSO O DOPO?

Un candidato alle presidenziali, due giornalisti, due opinioni contrastanti.
Traduzione a cura di Elena Chiorino
Il primo giornalista è Nick Cohen, un abituale collaboratore di svariate testate giornalistiche britanniche di centro-sinistra, inclusi The Guardian e Spectator. In un prolisso articolo per l’Observer di oggi, scrive:
“Tutti gli Stati che la crisi dell’Euro sta devastando possono ricordare un’epoca di dittatura e di violenza rivoluzionaria. Il regime fascista di Franco ha retto fino al 1975, tanto anche per gli standard lassisti del ventesimo secolo. La rivoluzione portoghese del 1974 contro la dittatura di Salazar fu un glorioso momento di disobbedienza civile, ma la carneficina rivoluzionaria innescata nelle antiche colonie portoghesi del Mozambico, dell’Angola e del Timor Est continuò per decenni. I tentativi di omicidio e gli ammutinamenti in marina precedettero la rivoluzione greca contro la giunta militare nel 1974 e, come in Spagna, i gruppi terroristici continuarono ad operare in Grecia nel corso del ventunesimo secolo.
Il primo esempio di “nuova politica” che emerge dalle macerie dell’eurozona è la campagna presidenziale irlandese di Martin McGuinness, il garzone di macelleria che divenne comandante dell’IRA al Nord. L’Irlanda degli anni ’70 non era una dittatura, anche se lo staterello Protestante del Nord frutto di brogli e la Repubblica Cattolica conservatrice del Sud erano tutt’altro che modelli democratici che qualcuno avesse intenzione di seguire. La violenza in Irlanda, tuttavia, fu il peggio che l’Europa meridionale abbia mai visto. Tra il 1968 e la firma del Good Friday Agreement, morirono più di 3600 persone, e di esse circa 2000 furono uccise dall’IRA di McGuinness.”
Oh, certo. Nulla di meglio che leggere la lezioncina che un giornalista britannico vuole impartire agli irlandesi sulla loro storia e sulle loro istitizioni democratiche. Perché la democrazia irlandese era (è, Nick?) così nettamente inferiore a quella britannica. Oh, avanti. Quello “staterello Protestante del Nord frutto di brogli”? E sentiamo, chi l’aveva creato? Ehm… lasciami riflettere. Inizia con la B. È un posto grande. Vicino all’Irlanda. Mai troppo attento a riconoscere i diritti altrui alla libertà. Oh, mi verrà in mente prima o poi.
Comunque, tornando a Nick…
“…secondo i primi sondaggi, ben lontani dal vedere McGuinness come il candidato dei margini lunatici di una frangia psicopatica, gli elettori irlandesi lo stanno prendendo sul serio. Uno scandalo sulle opinioni riguardo al sesso da minorenni ha stroncato le possibilità del suo miglior rivale, David Norris, che ha fatto di più per l’Irlanda con la revoca delle leggi contro l’omosessualità di quanto l’IRA sia mai riuscita ad ottenere. Qualunque qualità avessero gli altri gruppi, il fallimento del sistema economico li ha screditati, così come ha screditato i politici democratici in tutto l’ovest.
Uno non dovrebbe seguire chi in passato ha distrutto gli affari con la politica economica più dei Talebani sull’emancipazione delle donne, ma quando l’incolto e lo smemorato ascoltano lo Sinn Féin sentono plausibili critiche alle insostenibili richieste dell’Unione Europea di risarcimento dei debiti.”
Povero, piccolo Nick, dov’è stato negli ultimo vent’anni? Si è accorto che Martin McGuinness è il Vice Primo Ministro democraticamente eletto del Nord dell’Irlanda e che lo è da un bel po’ di tempo? In effetti, Nick è un giornalista britannico che sta trattando dell’Irlanda, quindi la risposta probabilmente è no. Ma ha altre perle di ignoranza saggezza da impartirci.
“Troppi giornalisti di Dublino non fanno domande, ma ripetono la convenzionale opinione secondo cui McGuinness e Gerry Adams meritano elogi per essere diventati uomini della pace. Ma gli elogi sarebbero davvero meritati solo se i leaders dell’IRA affrontassero il passato con sincerità.
La loro guerra è stata inutile perché la condivisione dei poteri e le istituzioni cross-border che l’IRA ha permesso con l’accordo del 1998 erano state proposte fin dal 1974. Talvolta, sembra che l’unica persona ad affermare l’ovvio sia il corrispondente dall’Irlanda per il Guardian e l’Observer, Henry McDonald, ma la sua opinione deve essere ripetuta: ad ingrossare le fila dell’IRA c’erano gli assassini più lenti di comprendonio del mondo. Impiegarono una generazione per capire che il loro sogno di unificare l’Irlanda con la violenza era una maligna fantasia.
Mentre i resti dell’IRA sorgono in Irlanda e i partiti nazionalisti anti-immigrazione sorgono in Europa, noi potremmo stare per imparare che la recessione raramente porta a qualche risultato se non ad un cambiamento in peggio.
Davvero? Quindi gli ultimi resti della colonia britannica in Irlanda si sarebbero democratizzati senza la lotta armata dell’Irish Republican Army? Ma ha avuto decenni per farlo senza un intervento armato dell’IRA, e semplicemente non è successo: anzi, a tutti gli effetti peggiorò progressivamente. Sei in grado di spiegarlo, Nicholas? E per quanto riguarda il “Sunningdale per i lenti di comprendonio” (che è quello che Nicky intende), mi dispiace, ma chi portò al crollo il Sunningdale Agreement del 1974? Chi, se non la minoranza britannica-unionista in Irlanda con l’appoggio delle frange nazionaliste di destra nel governo britannico e i servizi militari e di intelligence?
Qualcuno procuri a quest’uomo un libro di storia, vi prego.
Comunque, è questo lo stesso Nick Cohen, giornalista britannico e opinionista che firmò e promosse vigorosamente il Manifesto di Euston? Lo stesso documento descritto come “un manifesto a favore dell’imperialismo di sinistra” e condannato da numerosi scrittori e pensatori liberali e di centro-sinistra? Certo, credo proprio di sì! Proprio quel Nicholas Cohen che sostenne la guerra in Iraq e svariate altre “avventure occidentali” che implicarono tanti, tanti, be’, omicidi.
Ma tutti in favore di fini politici con cui Nick era d’accordo. Quindi non c’era alcun problema.
La nostra seconda opinione giornalistica è quella di Duncan Hamilton nello Scotsman, e fortunatamente stavolta è libera da ipocrisia moraleggiante:
“La decisione di Martin McGuinness di candidarsi alle elezioni presidenziali in Irlanda merita senza dubbio di essere definita un momento importante nella storia dell’Irlanda moderna.
Può un uomo che era secondo in comando della Provisional IRA di Derry a ventunanni ora aspettarsi seriamente di essere eletto come presidente sotto una costituzione di cui rifiutò la legittimità?
La risposta è nelle mani degli elettori irlandesi. Quello che appare già evidente, comunque, è che le prime previsioni secondo cui McGuinness non aveva alcuna possibilità di farcela hanno ceduto il posto alla sensazione che forse potrebbe farcela. Un sondaggio di RTE di questa settimana lo dà vincente, e le prime quote che lo davano 33 a 1 si sono ridotte a 3 a 1, rendendolo il secondo favorito. Oltretutto, i suoi vantaggi in questa campagna sono effettivi – è l’unico reale oppositore dell’establishment, dato il fatto che gli altri candidati sono legati a partiti che sono visti con disprezzo da molti elettori irlandesi. Sulla scia della crisi bancaria e delle accuse di corruzione politica, questo conta. È interessante notare che, poiché lo Sinn Féin ha solo diciassette membri del Dáil e Senatori, McGuinness avrebbe avuto bisogno del supporto di tre ulteriori membri indipendenti anche solo per riuscire ad andare al voto. Ma, avendo adesso raggiunto la soglia di venti con il sostegno esterno del suo partito, può legittimamente affermare di essere un candidato in grado di vincere al di là dei limiti del partito.
Innanzitutto, lasciatemi fare una premessa. Ho incontrato McGuinness alcune volte – un paio a Boston, dove studiavo, e più recentemente a Belfast come parte di una delegazione del governo scozzese nel 2007. Ne sono rimasto fortemente impressionato. È intelligente, affascinante, divertente, positivo e politicamente astuto.
La verità è che il popolo dell’Irlanda del Nord ha accettato McGuinness come vice primo ministro per gli scorsi quattro anni, e nei dieci precedenti come ministro dell’educazione. Non significa che tutti abbiano perdonato e dimenticato, ma che ha la legittimazione di un mandato democratico e una carriera politica che lo vede esclusivamente ai vertici. E persone come Jackie McDonald, leader dell’UDA, lo descrivono come “uomo della pace”.
I critici temono che la sua elezione possa trasmettere un messaggio negativo alla comunità internazionale. Ma quest’uomo è stato elogiato dal Presidente Obama per la sua “eccezionale dirigenza”. Ci sono altri candidati che vantano tale approvazione? McGuinness cita il fatto che sia stato invitato alla Casa Bianca da tre Presidenti americani e in Sudafrica da Nelson Mandela. Sembra che la comunità internazionale non voglia averci a che fare?
Sì, il ruolo del presidente è prettamente simbolico e cerimoniale. Ma questa è esattamente la ragione per cui l’elezione di McGuinness potrebbe risultare un passo vitale per l’Irlanda. L’agenda le politiche dello Sinn Féin sono sempre state viste con sospetto. Eleggere McGuinness significherebbe abbracciare il suo ruolo positivo e vitale nel processo di pace senza adottare l’intera agenda dello Sinn Féin.
In ultimo, potrebbe essere un passo troppo lungo per gli elettori irlandesi. È un problema esclusivamente loro. Ma ad occhi esterni, la violenta reazione di alcuni nella Repubblica alla sua candidatura non fa che presentare l’Irlanda come un paese che ancora è a disagio con il proprio passato. Se uomini come Ian Paisley e Peter Robinson riescono ad accettare la conversione di McGuinness, forse è tempo che anche la gente al Sud lo faccia.”
C’è qualcuno del nostro establishment dei media che sta leggendo? Probabilmente no. Sono troppo impegnati con i vaneggiamenti isterici di Nick Cohen, che senza dubbio citeranno presto, e diffusamente, in qualcuno dei soliti giornali.
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